Alcuni pensano che la grammatica sia una materia troppo astratta, troppo tecnica per essere accessibile ai bambini della scuola primaria. I quali non farebbero altro che imparare a memoria etichette e definizioni, utili alla soluzione degli esercizi, senza capire fino in fondo di che cosa si tratta. Così facendo, mentre si spegne per sempre, nei più, ogni motivazione e interesse, si avallano presentazioni fin troppo semplificate, e spesso errate, della materia grammaticale. E con questo bagaglio, minato fin dalle fondamenta, i giovani approdano ai gradi successivi di studio, e niente e nessuno riusciranno a sradicare le antiche certezze infantili. Forse è davvero così che succede. Ma un’altra via è possibile, e questo libro si incarica di mostrarla, a partire dall’idea che “fare grammatica” a scuola dovrebbe significare non già proporre categorie per imbrigliare la lingua, ma incentivare la naturale curiosità dei bambini per quell’oggetto in parte già noto che è la loro lingua materna. Se, quando fanno il loro ingresso nella scuola primaria, i piccoli allievi sanno già parlare, e capiscono quello che viene detto loro, ciò significa che “conoscono” già la grammatica e applicano inconsapevolmente centinaia di regole che nessuno si è preso la briga di spiegare. Perché ne diventino consapevoli basterà guidarli a guardare con attenzione ai dati linguistici, a porre e porsi le giuste domande, a cercare e trovare le risposte, rifacendo tutti assieme il lento e silenzioso cammino che hanno già percorso da soli.